PARROCCHIA DI SAN DOMENICO
LA CHIESA E IL CONVENTO DI SAN DOMENICO
IN CORATO
La chiesa coratina attualmente dedicata a San Domenico in origine era intitolata a Santa Maria Vetere. La dedicazione dell’edificio a San Domenico si riscontra nei documenti, in modo più frequente, a partire dal XIX secolo, per onorare e far memoria del fondatore dei frati Predicatori che, fino al 1793, erano stati presenti in questo complesso ed avevano mantenuto inalterato l’originario titolo della chiesa.
LA CHIESA E IL CONVENTO DI SAN DOMENICO
IN CORATO
La chiesa coratina attualmente dedicata a San Domenico in origine era intitolata a Santa Maria Vetere. La dedicazione dell’edificio a San Domenico si riscontra nei documenti, in modo più frequente, a partire dal XIX secolo, per onorare e far memoria del fondatore dei frati Predicatori che, fino al 1793, erano stati presenti in questo complesso ed avevano mantenuto inalterato l’originario titolo della chiesa.
CENNI STORICI
La prima notizia relativa all’edificio risale alla fine dell’XI secolo e proviene da un documento del 1098, nel quale l’ecclesie Sancte Marye vetere viene registrata come proprietaria di vigne. A partire dal 1276 riscontriamo l’attestazione di un monastero sotto il titolo di Sancte Marie veteris, edificato, pertanto, accanto alla chiesa già esistente per accogliere, secondo la tradizione locale, una comunità della Congregazione Celestina delle Benedettine.
Il complesso ecclesiastico sorgeva all’esterno della cinta muraria di Corato, quindi, su di un sito poco sicuro, per tale motivo si ritiene che le monache scelsero di trasferirsi all’interno della città presso la chiesa dedicata all’Annunziata, oggi a San Benedetto. Nel 1518, dopo una permuta con le Benedettine (Padre C. Loiodice) l’edificio passò ai Padri Predicatori o Domenicani che, grazie al sostegno del Marchese della città, Ladislao d’Aquino, eressero un nuovo convento, come attesta la lapide murata nell’attuale sacrestia. Dell’ampio complesso, fornito di tre dormitori, quattordici celle al piano superiore e “l’officine necessarie” al piano inferiore, rimane ancora visibile il chiostro scandito da archi ad ogiva, pochi ambienti ed alcuni affreschi.
Nel 1793 i religiosi domenicani furono costretti a lasciare il complesso e nel febbraio 1798 l’intero convento fu venduto a mastro Riccardo Caporale. La chiesa venne chiusa al culto nel 1804 e inutilizzata per diversi anni, finché, dopo alcuni interveti di restauro, fu riaperta nel luglio 1839.
Nel 1887 la chiesa divenne sede di una Vicaria Curata della Parrocchia di S. Maria Maggiore e alla luce della nuova funzione pastorale si avvertì, probabilmente, l’esigenza di ristrutturarla e ingrandirla. Alla fine dell’Ottocento, infatti, sotto la direzione dell’architetto Pasquale Malcangi, furono avviati dei consistenti lavori di ristrutturazione che cancellarono gli ultimi elementi architettonici datati al XIII secolo. Con la costruzione di una nuova navata dalle forme neogotiche e decorata con motivi eclettici, ebbe origine, l’attuale impostazione della chiesa a due navate.
In questo stesso periodo, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la chiesa di S. Domenico è stata oggetto dell’interesse di alcuni studiosi che si sono soffermati a considerare le testimonianze medievali presenti nell’edificio. Grazie a loro scopriamo che l’antica S. Maria Vetere presentava due ambienti con volte a crociera sostenute da costoloni impostati su colonnine pensili decorate con capitelli di pregevole fattura.
Il progetto di ristrutturazione elaborato dall’architetto Malcangi non si limitava solo all’ampliamento della chiesa, ma doveva prevedere anche un intervento all’attuale ambiente del battistero e la realizzazione di una nuova facciata per tutto l’edificio di culto. Restò, però, incompleto e solo tra il 1952 e il 1958, sotto la direzione del geometra S. Tarricone, venne ricostruita la volta dell’avancorpo della navata centrale, che presentava un soffitto ligneo cadente, e quasi tutta la facciata venne intonacata simulando un finto bugnato.
CENNI STORICI
La prima notizia relativa all’edificio risale alla fine dell’XI secolo e proviene da un documento del 1098, nel quale l’ecclesie Sancte Marye vetere viene registrata come proprietaria di vigne. A partire dal 1276 riscontriamo l’attestazione di un monastero sotto il titolo di Sancte Marie veteris, edificato, pertanto, accanto alla chiesa già esistente per accogliere, secondo la tradizione locale, una comunità della Congregazione Celestina delle Benedettine.
Il complesso ecclesiastico sorgeva all’esterno della cinta muraria di Corato, quindi, su di un sito poco sicuro, per tale motivo si ritiene che le monache scelsero di trasferirsi all’interno della città presso la chiesa dedicata all’Annunziata, oggi a San Benedetto. Nel 1518, dopo una permuta con le Benedettine (Padre C. Loiodice) l’edificio passò ai Padri Predicatori o Domenicani che, grazie al sostegno del Marchese della città, Ladislao d’Aquino, eressero un nuovo convento, come attesta la lapide murata nell’attuale sacrestia. Dell’ampio complesso, fornito di tre dormitori, quattordici celle al piano superiore e “l’officine necessarie” al piano inferiore, rimane ancora visibile il chiostro scandito da archi ad ogiva, pochi ambienti ed alcuni affreschi.
Nel 1793 i religiosi domenicani furono costretti a lasciare il complesso e nel febbraio 1798 l’intero convento fu venduto a mastro Riccardo Caporale. La chiesa venne chiusa al culto nel 1804 e inutilizzata per diversi anni, finché, dopo alcuni interveti di restauro, fu riaperta nel luglio 1839.
Nel 1887 la chiesa divenne sede di una Vicaria Curata della Parrocchia di S. Maria Maggiore e alla luce della nuova funzione pastorale si avvertì, probabilmente, l’esigenza di ristrutturarla e ingrandirla. Alla fine dell’Ottocento, infatti, sotto la direzione dell’architetto Pasquale Malcangi, furono avviati dei consistenti lavori di ristrutturazione che cancellarono gli ultimi elementi architettonici datati al XIII secolo. Con la costruzione di una nuova navata dalle forme neogotiche e decorata con motivi eclettici, ebbe origine, l’attuale impostazione della chiesa a due navate.
In questo stesso periodo, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la chiesa di S. Domenico è stata oggetto dell’interesse di alcuni studiosi che si sono soffermati a considerare le testimonianze medievali presenti nell’edificio. Grazie a loro scopriamo che l’antica S. Maria Vetere presentava due ambienti con volte a crociera sostenute da costoloni impostati su colonnine pensili decorate con capitelli di pregevole fattura.
Il progetto di ristrutturazione elaborato dall’architetto Malcangi non si limitava solo all’ampliamento della chiesa, ma doveva prevedere anche un intervento all’attuale ambiente del battistero e la realizzazione di una nuova facciata per tutto l’edificio di culto. Restò, però, incompleto e solo tra il 1952 e il 1958, sotto la direzione del geometra S. Tarricone, venne ricostruita la volta dell’avancorpo della navata centrale, che presentava un soffitto ligneo cadente, e quasi tutta la facciata venne intonacata simulando un finto bugnato.
ARCHITETTURA ESTERNA
L’edificio di culto presenta una facciata articolata in tre fronti a capanna. Il fronte centrale, rivestito d’intonaco suddiviso in riquadri che simulano delle lastre, è il più alto e presenta un portale trabeato e più sopra una finestra ad oculo. L’attuale impostazione è il risultato dei lavori compiuti negli anni ’50 del Novecento, modificando e rivestendo l’antica facciata della chiesa.
Il fronte destro presenta una decorazione differente dal resto della facciata, perchè venne realizzato in base al progetto dell’architetto Malcangi, con gusto accentuatamente eclettico.
Notiamo, innanzitutto, una zoccolatura in pietra, più bassa e sporgente rispetto a quella che si sviluppa sulla maggior parte del prospetto, e conclusa da una cornice modanata. Poco più in alto si snoda una cornice in marmo dalla tinta rossastra che s’interrompe incrociando il portale con stipiti marmorei, ai cui angoli superiori s’impostano due elaborate mensole che sostengono un alto architrave su cui si sviluppa una lunetta a tutto sesto. L’intero portale, delimitato da una cornice decorata con motivi vegetali, è sormontato da un elegante protiro scolpito, sostenuto da colonnine pensili e arricchito da motivi decorativi angolari di forma circolare. Nell’angolo del prospetto s’innalza un parasta, con un’incrostazione in marmo, e da questa si sviluppano, in alto, due archetti pensili sorretti da piccole mensole sagomate con protomi rappresentati un ariete e un pellicano con i sui piccoli nel nido sottostante. Non è difficile supporre che fosse stata prevista tale decorazione per tutta il profilo della facciata.
Anche il fianco destro dell’edificio rientra nell’eclettico progetto tardo ottocentesco; è caratterizzato, infatti, da un rivestimento in lastre di pietra, da una zoccolatura lapidea, da una cornice superiore con archetti pensili e da una scansione di paraste che inquadrano cinque bifore di gusto neo-romanico. Il piccolo fronte sinistro del prospetto è di ridotte dimensioni, ricoperto, come il fronte centrale, dall’alta zoccolatura in pietra e dallo strato d’intonaco suddiviso in riquadri. In posizione leggermente decentrata verso destra si apre una monofora strombata e al disotto vi è un piccolo portone che immette al battistero.
ARCHITETTURA ESTERNA
L’edificio di culto presenta una facciata articolata in tre fronti a capanna. Il fronte centrale, rivestito d’intonaco suddiviso in riquadri che simulano delle lastre, è il più alto e presenta un portale trabeato e più sopra una finestra ad oculo. L’attuale impostazione è il risultato dei lavori compiuti negli anni ’50 del Novecento, modificando e rivestendo l’antica facciata della chiesa.
Il fronte destro presenta una decorazione differente dal resto della facciata, perchè venne realizzato in base al progetto dell’architetto Malcangi, con gusto accentuatamente eclettico.
Notiamo, innanzitutto, una zoccolatura in pietra, più bassa e sporgente rispetto a quella che si sviluppa sulla maggior parte del prospetto, e conclusa da una cornice modanata. Poco più in alto si snoda una cornice in marmo dalla tinta rossastra che s’interrompe incrociando il portale con stipiti marmorei, ai cui angoli superiori s’impostano due elaborate mensole che sostengono un alto architrave su cui si sviluppa una lunetta a tutto sesto. L’intero portale, delimitato da una cornice decorata con motivi vegetali, è sormontato da un elegante protiro scolpito, sostenuto da colonnine pensili e arricchito da motivi decorativi angolari di forma circolare. Nell’angolo del prospetto s’innalza un parasta, con un’incrostazione in marmo, e da questa si sviluppano, in alto, due archetti pensili sorretti da piccole mensole sagomate con protomi rappresentati un ariete e un pellicano con i sui piccoli nel nido sottostante. Non è difficile supporre che fosse stata prevista tale decorazione per tutta il profilo della facciata.
Anche il fianco destro dell’edificio rientra nell’eclettico progetto tardo ottocentesco; è caratterizzato, infatti, da un rivestimento in lastre di pietra, da una zoccolatura lapidea, da una cornice superiore con archetti pensili e da una scansione di paraste che inquadrano cinque bifore di gusto neo-romanico. Il piccolo fronte sinistro del prospetto è di ridotte dimensioni, ricoperto, come il fronte centrale, dall’alta zoccolatura in pietra e dallo strato d’intonaco suddiviso in riquadri. In posizione leggermente decentrata verso destra si apre una monofora strombata e al disotto vi è un piccolo portone che immette al battistero.
ARCHITETTURA INTERNA
L’interno della chiesa è articolato in due navate realizzate in epoche differenti, come è già intuibile all’esterno. La navata centrale è ricoperta da una volta a botte che scarica le sue spinte su poderosi pilastri, dai quali si sviluppano profondi archi a tutto sesto che a sinistra scandiscono la parete e a destra mettono in comunicazione con la navata adiacente.
Risalente, probabilmente al XVI secolo, è stata più volte restaurata e attualmente si presenta caratterizzata da elementi decorativi realizzati durante l’Ottocento. Essa è preceduta da un vestibolo sulla cui controfacciata è collocata la cantoria che accoglie un organo a canne realizzato nel 1959. A sinistra del vestibolo si sviluppa un ambiente quadrangolare con volta a crociera, destinato in origine a cappella, poi a battistero, in cui al centro era collocato il fonte battesimale realizzato nel 1887 dalla Confraternita del SS. Rosario, che ha sede presso tale chiesa. Lungo la parete sinistra della navata centrale sono presenti tre nicchie che custodiscono il gruppo scultoreo ottocentesco in cartapesta e legno della Santa Famiglia di Nazaret, la statua in gesso del Sacro Cuore di Gesù (1941) e la statua di Sant’Anna con Maria fanciulla (1950) opera del cartapestaio Ditta Bruno di Bari. Sulla parete di fondo, troneggia al centro il gruppo scultoreo in cartapesta della Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena, realizzato nel 1926 probabilmente dal cartapestaio leccese Raffaele Caretta. Ai lati della statua si aprono due nicchie che accolgono la statua lignea ed abbigliata (manichino vestito) di S. Domenico di Guzman e quella in cartapesta di S. Caterina da Siena, opera di Capone del 1929. L’ampia lunetta che caratterizza la zona superiore della parete di fondo è arricchita da un dipinto realizzato nel 1932 dal pittore locale Luigi Leone e raffigurante il Trasporto al sepolcro di Cristo morto; mentre, un dipinto della Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina campeggia al centro della volta a botte.
La navata di destra venne realizzata in forme neo-gotiche su progetto di fine Ottocento dell’architetto P. Malcangi. Essa è suddivisa in cinque campate scandite da archi ogivali, coperta da volte a crociera con costoloni terminanti su pilastrini sostenuti da mensole variamente decorate da elementi vegetali molto raffinati. La navata si conclude con un abside poligonale, coperta da una volta ad ombrello, con ciborio marmoreo riccamente scolpito rispondente alla tradizione medievale pugliese. Al centro dell’abside si sviluppa un arco ogivale definito con cornice ad ovuli ricoperto da lastre con incrostazioni marmoree, in cui è collocato il tabernacolo. L’ambiente di questa navata è caratterizzato dalla notevole profusione di marmi e dal ricorso a un linguaggio decorativo che spazia da elementi classici a quelli romanici e gotici, come si può notare nei capitelli e nelle mensole scolpite con differenti e ricercati soggetti decorativi, frutto dell’eclettismo del progettista.
Adiacente alla navata centrale si articola, a sinistra, il chiostro cinquecentesco dell’antico convento domenicano, il quale ha subito a partire dall’Ottocento varie trasformazioni che hanno alterato solo parzialmente il suo aspetto. Si riconoscano ancora le quattro gallerie del chiostro scandite da pilastri quadrangolari da cui si sviluppano una serie di archi a sesto acuto, per la maggior parte tompagnati, e ricoperte con volte a crociera. Nel 1981, in uno degli ambienti che si affacciano nel chiostro è stato casualmente rinvenuto un brano d’affresco cinquecentesco raffigurante S. Domenico in atteggiamento di preghiera rivolto verso una croce. Dal chiostro è possibile ammirare il piccolo campanile risalente al XIII secolo. Esso presenta una pianta quadrangolare ed è articolato in più livelli, in cui si aprono quattro monofore, una per lato. Il parato murario della costruzione è realizzato quasi completamente in pietra calcarea, ad esclusione di un angolo e del coronamento realizzati con tufi, segno di una ristrutturazione compiuta nel corso dei secoli o del mancato completamento dell’opera.
ARCHITETTURA INTERNA
L’interno della chiesa è articolato in due navate realizzate in epoche differenti, come è già intuibile all’esterno. La navata centrale è ricoperta da una volta a botte che scarica le sue spinte su poderosi pilastri, dai quali si sviluppano profondi archi a tutto sesto che a sinistra scandiscono la parete e a destra mettono in comunicazione con la navata adiacente.
Risalente, probabilmente al XVI secolo, è stata più volte restaurata e attualmente si presenta caratterizzata da elementi decorativi realizzati durante l’Ottocento. Essa è preceduta da un vestibolo sulla cui controfacciata è collocata la cantoria che accoglie un organo a canne realizzato nel 1959. A sinistra del vestibolo si sviluppa un ambiente quadrangolare con volta a crociera, destinato in origine a cappella, poi a battistero, in cui al centro era collocato il fonte battesimale realizzato nel 1887 dalla Confraternita del SS. Rosario, che ha sede presso tale chiesa. Lungo la parete sinistra della navata centrale sono presenti tre nicchie che custodiscono il gruppo scultoreo ottocentesco in cartapesta e legno della Santa Famiglia di Nazaret, la statua in gesso del Sacro Cuore di Gesù (1941) e la statua di Sant’Anna con Maria fanciulla (1950) opera del cartapestaio Ditta Bruno di Bari. Sulla parete di fondo, troneggia al centro il gruppo scultoreo in cartapesta della Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina da Siena, realizzato nel 1926 probabilmente dal cartapestaio leccese Raffaele Caretta. Ai lati della statua si aprono due nicchie che accolgono la statua lignea ed abbigliata (manichino vestito) di S. Domenico di Guzman e quella in cartapesta di S. Caterina da Siena, opera di Capone del 1929. L’ampia lunetta che caratterizza la zona superiore della parete di fondo è arricchita da un dipinto realizzato nel 1932 dal pittore locale Luigi Leone e raffigurante il Trasporto al sepolcro di Cristo morto; mentre, un dipinto della Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina campeggia al centro della volta a botte.
La navata di destra venne realizzata in forme neo-gotiche su progetto di fine Ottocento dell’architetto P. Malcangi. Essa è suddivisa in cinque campate scandite da archi ogivali, coperta da volte a crociera con costoloni terminanti su pilastrini sostenuti da mensole variamente decorate da elementi vegetali molto raffinati. La navata si conclude con un abside poligonale, coperta da una volta ad ombrello, con ciborio marmoreo riccamente scolpito rispondente alla tradizione medievale pugliese. Al centro dell’abside si sviluppa un arco ogivale definito con cornice ad ovuli ricoperto da lastre con incrostazioni marmoree, in cui è collocato il tabernacolo. L’ambiente di questa navata è caratterizzato dalla notevole profusione di marmi e dal ricorso a un linguaggio decorativo che spazia da elementi classici a quelli romanici e gotici, come si può notare nei capitelli e nelle mensole scolpite con differenti e ricercati soggetti decorativi, frutto dell’eclettismo del progettista.
Adiacente alla navata centrale si articola, a sinistra, il chiostro cinquecentesco dell’antico convento domenicano, il quale ha subito a partire dall’Ottocento varie trasformazioni che hanno alterato solo parzialmente il suo aspetto. Si riconoscano ancora le quattro gallerie del chiostro scandite da pilastri quadrangolari da cui si sviluppano una serie di archi a sesto acuto, per la maggior parte tompagnati, e ricoperte con volte a crociera. Nel 1981, in uno degli ambienti che si affacciano nel chiostro è stato casualmente rinvenuto un brano d’affresco cinquecentesco raffigurante S. Domenico in atteggiamento di preghiera rivolto verso una croce. Dal chiostro è possibile ammirare il piccolo campanile risalente al XIII secolo. Esso presenta una pianta quadrangolare ed è articolato in più livelli, in cui si aprono quattro monofore, una per lato. Il parato murario della costruzione è realizzato quasi completamente in pietra calcarea, ad esclusione di un angolo e del coronamento realizzati con tufi, segno di una ristrutturazione compiuta nel corso dei secoli o del mancato completamento dell’opera.
Copyright © Parrocchia San Domenico
Via San Domenico, 37 – 70033 Corato (BA)
Email: info@parrocchiasandomenico.it – Telefono: 080 872 1402
Powered by OFFICINE DEL VALORE